IL PIACERE DELLA GENTILEZZA: l’eleganza sentimentale, lo stile accogliente che traduce la compiutezza evolutiva in un comportamento sociale generante benessere

Per un’umanità più connessa, felice e sana. E un mondo più sicuro e al sicuro.

di Rosarita Cipriani

Mi capita spesso nella pratica lavorativa, di incontrare coppie o famiglie che, pur legate da dichiarati sentimenti di amore, si rapportano tra loro in modo aggressivo, scegliendo termini che appartengono più al linguaggio del conflitto piuttosto che ad uno scambio edificante di opinioni o ad un’ amorevole intimità emotiva. Cura e sollecitudine verso l’altro lasciano il posto, nel confronto, ad un gioco di potere tra chi ha torto e chi ha ragione, tra chi sa e chi non sa, tra chi conduce e chi è succube, chi giudica e chi è giudicato. Eppure tutto questo non era nelle intenzioni, ci si stupisce da soli di trovarsi in una bufera senza sapere perché, senza averlo desiderato: qualcosa è sfuggito di mano. Magari diamo la colpa a ciò che accade al di fuori di noi, in fondo siamo abituati ad assistere nei talk show o, peggio ancora, nei dibattiti politici al tradimento delle buone intenzioni. Qui il fine ultimo del confronto dovrebbe essere la ricerca di soluzioni volte al bene comune,al benessere umano e ambientale, e pertanto essere condotto nei toni di calma riflessione e massima chiarezza per facilitare una condivisione con tutti i cittadini in ascolto. E invece ci trascinano in una pericolosa giungla emotiva,dove si perde il senso di appartenenza, dove piuttosto devi dominare per non soccombere, dove tutto è minaccia e regna la legge del più forte. La sola intenzione che emerge è quella dell’affermazione di sé a discapito dell’altro, nella totale indifferenza dell’altro; è la negazione del valore di una relazione . Sono così alcuni rapporti di coppia, sono così alcuni rapporti genitori figli,così alcuni ambienti di lavoro, alcuni ambienti social: isole che conflittuano, in cui lo spirito di collaborazione è soppiantato dallo spirito di prevaricazione, la comprensione dall’arroganza.

Che cosa manca allora, e cosa può fare la differenza? Manca la gentilezza, una gentilezza sostanziale che è molto più che buona educazione e rispetto formale. Detta così sembra una risposta frettolosa, quasi banale e superficiale, retorica persino. Eppure nella sua apparente banalità, nasconde una verità, ovvero che la gentilezza, la vera gentilezza, è innanzitutto una scelta intenzionale, chiara ed autentica e come ogni vera scelta poggia sulla libertà. La libertà di essere gentile anche se l’altro non lo è stato con noi, anche se tutto il mondo esterno ci dice di ripagare l’altro con la stessa moneta. Libertà di dire no, tanto quanto sì. Libertà dalla schiavitù del senso di colpa,s del sequestro emotivo che rende piccolo il nostro mondo, in uno stordimento che ci allontana dalla piena espressione di noi stessi e dal contatto con gli altri.

La gentilezza è profondamente insita nella natura umana, va solo svelata, riportata alla luce: va scelta . Essa dona alla vita una forza accogliente, legante e creatrice, assai potente. Va a braccetto con il rispetto, con l’empatia, con l’amorevolezza e la benevolenza, con l’attenzione e la generosità. Parla, anzi, sceglie il linguaggio della comprensione, dell’inclusione, della saggezza, della padronanza emotiva e della giusta misura. E della felicità.

Quando siamo gentili con qualcuno, per il piacere di esserlo e non perché obbligati o perché ci sentiamo in colpa o per ottenere qualcosa, il destinatario dei nostri gesti avverte che vi è una «predisposizione felice», così come la definisce Piero Ferrucci nel suo libro (La forza della gentilezza). E attraverso quella predisposizione felice,respira bellezza, la nostra e la sua.

Le parole gentili non costano nulla. Non irritano mai la lingua o le labbra. Rendono le altre persone di buon umore. Proiettano la loro stessa immagine sulle anime delle persone, ed è una bella immagine

( Blaise Pascal)

Certamente la gentilezza non equivale a sottomissione o alla rinuncia ad affermare le proprie idee, non è rinuncia alla assertività, alla proattività o a vivere la propria vita: piuttosto è agire la parte più costruttiva e “buona” di sé, è dare voce e spazio a tutto ciò che di positivo e creativo è in noi.E’ riconoscere le tensioni che si agitano in noi , i condizionamenti e le paure per far sì che non opprimano del tutto l’espressione di noi, della nostra luce. E’ favorire tutto ciò che nutre un nostro benessere globale che ci consente di ESSERE persone migliori, che sanno agire il bene non solo per se stesse, ma anche per gli altri e per l’ambiente in cui vivono. Persone capaci di un comportamento sociale altamente considerevole.

Questo perché la gentilezza è fatta di empatia,di un’aperta e sincera disponibilità nei confronti dell’altro, ma per poterla esprimere bisogna aggiustare il proprio equilibrio interiore. Avere equilibrio significa avere rispetto per se stessi, essere capaci di riconoscere e affermare i propri bisogni, debolezze, desideri, ma anche i propri diritti e cercare il modo di applicarlo nella realtà senza né prevaricare gli altri né soccombendo ad essi.

Persone evolute, umanamente evolute, non possono che essere gentili: per loro la gentilezza è irrinunciabile ed inevitabile, essendo espressione del loro essere connessi. Sono convinta che ogni progresso sociale non possa che partire dall’evoluzione individuale, da una costruzione sana, equilibrata ed etica del ben-essere individuale. ESSERE “BENE ” per agire il bene . . E’ per questo che la gentilezza è una vera forza rivoluzionaria!!

Non esistono tecniche o regole per essere autenticamente gentili, perché la gentilezza non è semplicemente un abito da confezionare ed indossare, ma attiene profondamente all’ essenza dell’essere umano. Per praticare la gentilezza bisogna trovarsi in una condizione di benessere interiore. Esiste un percorso interiore che conduce alla saggezza È la saggezza del cuore, quello spazio caldo del nostro essere in cui risiede la comprensione,l’attenzione, l’amorevolezza, la generosità,la compassione, la gratitudine,ovvero tutto ciò che è naturale connessione tra essere umano ed essere umano.

Ciònonostante, formule di saluto , che apprendiamo sin da piccoli, “buongiorno, buona serata” “buona notte” e che rivolgiamo in modo a volte distratto, automatico, altre con un tono che è lo specchio del nostro stato d’animo, hanno una potenza che ci sfugge. Non si tratta di semplice educazione, ma di più, molto più. Si tratta di amorevolezza, del desiderio, che si fa augurio, che l’altro possa avere una buona giornata, ovvero possa stare bene, avere benessere, essere felice. Ma soprattutto vuol dire “mi accorgo che ci sei e mi (pre-)occupo di te”. Vuol dire stabilire un contatto dando valore a quella relazione tra essere umano e un altro essere umano. La gentilezza risponde al desiderio di stabilire un contatto e a quel contatto conferisce valore. Cicerone diceva “non siamo nati soltanto per noi”

Gentilezza significa, allora, mostrare cura e rispetto verso ciò che veramente conta: significa trattarsi con amore, fare ciò che fa bene al nostro corpo e al nostro umore, intrecciare relazioni serene e appaganti, coltivare l’empatia e un sorriso, dare valore anche agli incontri occasionali, calarsi nella prospettiva altrui, rendere piacevole e accogliente il posto in cui stiamo. La gentilezza ha anche un altro potere:non solo giova a chi la riceve, ma anche a chi la applica. Ce lo confermano e ce lo dimostrano le neuroscienze. Atti gentili, sorrisi, consentono il rilascio di dopamina, endorfine serotonina, ossitocina, tutti neurotrasmettitori della felicità e del benessere. Quando siamo gentili proviamo a nostra volta un senso di leggerezza e di gioia che ci aiuta a sintonizzarci prima con gli altri.

Il neuropsicologo Richard Davidson afferma: la base per un cervello sano, è la gentilezza

Davidson ha messo in atto un programma che egli stesso definisce “il programma per le menti sane” , basato su quattro pilastri:

1- l’ attenzione,

2- la cura degli altri,

3- la connessione con essi,

4- la capacità di essere una persona aperta e non chiusa nei propri sentimenti e pensieri.

Cosa sono questi se non le componenti della gentilezza? Ed è per questo che la gentilezza è un piacere. Procura vero piacere nel corpo e nell’anima e giova fortemente alla salute.

E allora, per un mondo più felice, sicuro e al sicuro…

Praticate atti di gentilezza a casaccio”

Rimani gentile… Non lasciare che il mondo ti renda insensibile. Non lasciare che la sofferenza ti lasci odiare. Non lasciare che l’amarezza rubi la tua dolcezza.
(Kurt Vonnegut)

Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato.
(Esopo)

Informazioni su Rosarita Cipriani

Professional gestalt counselor, svolge attività privata presso il suo studio; separata, madre di tre figlie , si occupa particolarmente di aiutare ed accompagnare le donne nel loro processo di rinascita ed evoluzione post separazione.È presidente della cooperativa sociale di inserimento lavorativo " Incontro di Mani",curando progetti di Intelligenza Emotiva nel lavoro di gruppo; Responsabile, per le Marche,dei progetti formativi dell'Associazione Amnis,rivolti alle aziende e alle grandi/piccole comunità. Conduce gruppi di consapevolezza e padronanza emotiva e di pratica del metodo WELL e gruppi di kindness ' counseling per la crescita sociale. Collabora con uno studio di MG ( medicina generale). Ancona, via Brecce bianche 55/a Tel. 3920010081
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